Il gianduiotto è un cioccolatino della tradizione dolciaria italiana ed è inconfondibile al palato: un gusto semplice e delicato ma decisivo, grazie all’unione tra il cioccolato e la nocciola, in un bonbonche si scioglie, letteralmente, in bocca. Sono trascorsi più di centocinquanta anni dalla creazione del gianduiotto, nato un po’ per caso un po’ per necessità nella Torino napoleonica, oggi diffuso e conosciuto in tutto il mondo come il cioccolatino a “forma di barchetta capovolta”, ricoperto da un regale incarto dorato. Le sue piccole dimensioni avevano suggerito, agli inizi, il nome givu, che significa proprio “bocconcino” o “mozzicone”; i piemontesi, poi, hanno iniziato a chiamarlo giandojòt, ispirati dalla maschera di carnevale Gianduja. Pochi ingredienti, ma di qualità, nella ricetta: cacao, zucchero e nocciola Tonda Gentile del Piemonte (marchio IGP), macinata finemente e tostata, che insieme danno vita a una crema densa e vellutata grazie alle mani esperte dei maestri pasticceri, per poi tagliarli nella forma che noi tutti conosciamo.
L’origine del gianduiotto viene spesso collegata al marchio Caffarel, storica azienda dolciaria di Torino. Un riconoscimento veritiero ma non preciso. L’idea e il merito, infatti, di aver rinnovato una ricetta già esistente, lavorando di più le nocciole macinandole in una polvere fine (fino a quel momento usate intere o in pezzi) e di aver utilizzato soprattutto materie prime locali ed economiche, vanno al pasticcere Michele Prochet. Tra il XVIII e XIX secolo, il Piemonte e Torino divennero grandi produttori di cioccolato in Italia e in Europa, ma il Blocco Continentale di Napoleone influenzò l’economia, bloccò l’importazione del cacao dalla Britannia e dalle sue colonie e costrinse, quindi, alla ricerca di nuovi ingredienti per continuare a soddisfare la golosa clientela. Prochet intuì come diminuire la quantità di cacao nei cioccolatini e aumentare quella di nocciole, potesse creare una pasta densa e deliziosa che, manualmente trasformata e incartata per la prima volta in piccoli triangolini, potesse far fronte alla mancanza di materia prima. In collaborazione con Caffarel, suo socio, iniziò la produzione dei nuovi cioccolatini e durante la parata di Carnevale nel 1865, il gianduiotto venne presentato e distribuito per la prima volta al pubblico come “Gianduia 1865” dalla maschera Gianduja (che, secondo alcuni, ne ispirò la forma) riscuotendo un enorme successo e diventando uno dei simboli della città. La produzione del gianduiotto aumentò rapidamente e anche altre aziende ne iniziarono a perfezionare la ricetta (con l’aggiunta però, spesso, di burro di cacao), la lavorazione e il confezionamento, variato con l’introduzione di metodi industriali, benché oggi solo la Caffarel può stampare sull’incarto la figura della Maschera e solo pochi laboratori tagliano ancora la forma tradizionale a mano.
Nonostante la ricetta classica del gianduiotto continui ad essere molto amata, le cioccolaterie sperimentano nuovi ingredienti, abbinamenti e ripieni, aggiungendo un tocco di personalità, freschezza e novità. Le varianti al fondente o al latte, al caffè, all’amaretto, all’arancia, al pistacchio, alla cannella e altre spezie e tanti altri gusti, sono pensati per le diverse stagioni e i diversi palati, rispettando gli ingredienti principali. Alcuni pasticceri, invece, azzardano scelte più gourmet, soprattutto durante eventi e festival, ideando gianduiotti ispirati ai prodotti del territorio e a particolari celebrazioni. Durante l’Eurochocolate 2001, per esempio, si volle raggiungere il record di grandezza per un gianduiotto: 150 ore di lavoro, 2 metri di altezza, 4 metri di lunghezza e 1 metro di larghezza. Gli amanti del cioccolato e nocciola e del gianduiotto, oggi trovano molte ricette con la crema al gianduia che soddisfano i propri gusti, sottoforma di gelato, farcia per torte e bignè, mousse, praline. Un modo, anzi tanti modi, per celebrare e valorizzare il gianduiotto, classificato come “Prodotto agroalimentare tradizionale del Piemonte” (PAT) e, ancora una volta, eccellenza italiana nel mondo.
Si precisa che la nostra società non è collegata in alcun modo con la società che organizza Eurochocolate, ma propone e organizza in totale autonomia i viaggi per visitare la manifestazione